Simone Cantarini alla Galleria Nazionale delle Marche

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“Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma”: presentata la mostra dedicata al pittore secentesco

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha ospitato la presentazione dell’importante mostra dedicata a Simone Cantarini (1612-1648) alla Galleria Nazionale delle Marche di Pesaro.

Cantarini è stato uno dei più promettenti artisti del Seicento italiano, la cui carriera fu prematuramente interrotta dalla morte a soli 36 anni. L’incontro, intitolato “Simone Cantarini (1612-1648) un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma”, ha offerto al pubblico un’occasione unica per approfondire la conoscenza di questo raffinato pittore e incisore pesarese attraverso una nuova e inedita rilettura critica.

Una nuova interpretazione dell’artista pesarese

L’evento ha riunito figure di spicco del panorama museale e storico-artistico italiano. Sono intervenuti Costantino D’Orazio, Direttore ad interim dei Musei Nazionali di Bologna e della Direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna, e Yuri Primarosa, funzionario storico dell’arte delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma e curatore della mostra stessa. Presente anche Simone D’Andola, funzionario storico dell’arte della Pinacoteca Nazionale di Bologna.

D’Orazio ha sottolineato come questa mostra non sia un semplice “doppio” di precedenti esposizioni, come quella organizzata dal compianto Andrea Emiliani – al quale è stato reso un sentito omaggio durante l’incontro – ma una nuova rilettura di Cantarini. Questa rivisitazione si fonda su diverse nuove acquisizioni, opere prima sconosciute, nonché sui risultati di recenti restauri e indagini diagnostiche che hanno arricchito significativamente la comprensione dell’artista.

Un percorso artistico tra le principali città d’arte italiane

Il percorso formativo e artistico di Cantarini si snoda attraverso tre centri fondamentali dell’arte italiana del XVII secolo. Nato a Pesaro nel 1612, l’artista si formò prima nella sua città natale per poi trasferirsi a Bologna, dove entrò nella bottega di Guido Reni, uno dei maestri più influenti del suo tempo. Successivamente, il suo cammino lo portò a Roma, dove ebbe modo di confrontarsi con i grandi modelli dell’arte classica e con le novità del panorama artistico contemporaneo.

La poetica dell’emozione contro la perfezione “algida”

Yuri Primarosa ha offerto un ritratto completo della figura di Cantarini attraverso un affascinante percorso biografico, ripercorrendo la vita dell’artista e mostrando alcune delle sue opere migliori. L’esperto ha illustrato il contesto della scuola bolognese e l’influenza determinante del maestro Guido Reni, affrontando anche l’interessante aspetto delle quotazioni dei pittori dell’epoca e proponendo stimolanti confronti tra le opere dell’allievo e quelle del celebre maestro.

Ciò che contraddistingue profondamente la poetica di Cantarini è la sua straordinaria capacità di infondere emozione, sentimento e amore nelle sue composizioni. Questa caratteristica lo pone in netto contrasto con la perfezione “divina e alle volte asettica, distaccata, algida” di Guido Reni, che pure il Conte Carlo Cesare Malvasia, lo storico dell’arte autore della “Felsina Pittrice” (1678) considerava il più grande pittore del suo tempo.

Un esempio emblematico di questa intensità emotiva è la sua “Iole”. Lo stesso Malvasia, nei suoi appunti, descrisse questo quadro come “bellissimo”, arrivando a considerarlo “addirittura superiore a Guido Reni, addirittura superiore a Raffaello” per la sua capacità di “far commuovere” e “fare innamorare”. Secondo il critico secentesco, Cantarini “centra nel segno” la sua poetica, riuscendo a inserire il sentimento laddove lo stile di Reni era più distaccato.

Un artista dalla personalità complessa e dal destino travagliato

Simone Cantarini è definito un “giovane maestro” in virtù della sua morte prematura, avvenuta a soli 36 anni, dopo circa vent’anni di intensa attività artistica. Nonostante la sua produzione significativa, persistono ancora oggi importanti problemi di cronologia delle sue opere, che rendono lo studio della sua evoluzione artistica particolarmente complesso.

La vita del “Pesarese” fu caratterizzata da episodi che ne rivelano la personalità ribelle e appassionata. Il rapporto con Guido Reni, iniziato come una promettente relazione maestro-allievo, si trasformò ben presto in una rivalità aspra: Cantarini non sopportava di essere considerato un semplice imitatore del maestro e aspirava a essere riconosciuto per il proprio stile personale.

Una curiosità particolare riguarda la sua morte nel 1648: secondo alcune fonti dell’epoca, Cantarini sarebbe morto avvelenato a Verona, forse vittima di un intrigo legato proprio alle sue rivalità artistiche, mentre altri storici propendono per una morte naturale causata da febbre.

L’autoritratto restaurato e le opere in mostra

Tra i pezzi più significativi dell’esposizione spicca l’unico autoritratto dipinto che possediamo dell’artista, proveniente dalla Galleria Corsini e restaurato appositamente per l’occasione. Quest’opera rappresenta un documento prezioso per comprendere non solo le fattezze fisiche dell’artista, ma anche la sua concezione di sé come pittore.

Cantarini era anche un abile incisore e i suoi disegni preparatori rivelano una mano sicura e una capacità di sintesi straordinaria. Le sue opere sacre, in particolare, mostrano una religiosità intensa ma non convenzionale, con figure dai volti espressivi che sembrano riflettere le inquietudini dell’artista stesso.

Progetti futuri e l’impegno di Bologna

Costantino D’Orazio ha espresso gratitudine per l’interesse costante del pubblico verso le iniziative dei Musei Nazionali di Bologna, annunciando che dopo l’estate verrà proposto un nuovo programma di conferenze. Un’altra importante novità riguarda la Pinacoteca Nazionale di Bologna: il 3 luglio, infatti, verrà smontato e successivamente ripresentato il cantiere di riallestimento delle tre sale centrali, che mostreranno al pubblico una nuova veste e allestimento.




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