Stefano Degli Esposti e Mariangela Scuderi interpretano l’architettura simbolo della città attraverso la magia delle prospettive
Uno studio attento delle linee, una sequenzialità talvolta ipnotica, il gioco di parole che trasforma Portici in Vortici. È qui che nasce il progetto fotografico che potrebbe ridefinire il modo in cui percepiamo uno dei patrimoni più iconici di Bologna. Realizzato nell’estate del 2025, Vortici è il risultato della collaborazione tra il fotografo Stefano Degli Esposti e la giornalista, fotografa e videomaker Mariangela Scuderi, un omaggio alla città che, attraverso l’arte visiva, aggiunge un nuovo valore estetico a quello storico e culturale già riconosciuto dall’UNESCO.

Gli autori: quando l’obiettivo incontra la visione
Stefano Degli Esposti, fotografo bolognese residente a Sasso Marconi, ha costruito la sua carriera attraverso un percorso di evoluzione consapevole. “Dopo una lunga pratica della fotografia generalista, prevalentemente legata al turismo, dal 2010 in poi è maturata in me la consapevolezza di una spiccata attitudine per l’astrattismo”, racconta lo stesso fotografo. Questo turning point ha rappresentato una migrazione dall’oggettivo al soggettivo, dalla riproduzione dell’evidenza alla ricerca della bellezza nascosta nei dettagli.
Nel corso degli anni, Degli Esposti ha consolidato il suo approccio artistico attraverso partecipazioni a manifestazioni nazionali come la MIA Photo Fair e il Photo Festival di Milano, oltre a riconoscimenti internazionali da PX3 – Prix de la Photographie Paris e IPA – International Photo Awards. Il suo metodo creativo è assimilabile a un vero processo produttivo: “Uso la realtà come materia prima e la trasformo attraverso il mio stato d’animo e la mia immaginazione per ottenere il prodotto finito, ovvero un’immagine che crei qualcosa che non esiste se non nell’intimo del sentimento che essa è destinata a generare.”
Accanto a lui, Mariangela Scuderi, professionista poliedrica nel campo della comunicazione visiva, ha fornito la visione concettuale che ha generato il progetto. La sua idea nasce da un’osservazione acuta: la capacità dei Portici di Bologna di evocare, proprio come Manhattan, una sensazione di illimitatezza e continuità infinita.


L’origine dell’idea: da Manhattan ai portici
Il progetto Vortici non è nato da un impulso casuale, ma da un’attenta riflessione sulle serie precedenti di Degli Esposti. Mariangela Scuderi ha riconosciuto una straordinaria somiglianza tra il senso di infinità che caratterizza lo skyline newyorkese e quello che emanano i Portici di Bologna. Due serie in particolare hanno ispirato questa connessione: Manhattan (Projects-Citypatterns) e soprattutto Legoland (Fine Art), quest’ultima volta a rappresentare l’interscambiabilità di diverse immagini affiancate l’una all’altra senza alterare la verosimiglianza complessiva.
“L’idea aveva come fine artistico la realizzazione di un modello di stampa denominato CUBO“, spiega il progetto nella sua concezione ampia, “che potesse arredare perimetralmente un ambiente intero, senza soluzione di continuità“. È in questo contesto che i Portici di Bologna hanno assunto una nuova dimensione, quella di soggetto capace di rappresentare la magia della sequenzialità, generando prospettive tendenti all’infinito.

La tecnica: ripetizione e illusione
Il processo creativo dietro Vortici è tanto elaborato quanto affascinante. Il progetto comprende 100 opere create componendo in modi diversi 50 fotografie base. Le riprese sono state effettuate a mano libera presso 16 porticati distribuiti in diverse zone di Bologna: Meloncello, San Luca, Via Indipendenza, Via Farini, Piazza Cavour, Via Oberdan e Piazza Santo Stefano.
La sfida principale risiedeva nell’impossibilità di riprendere i portici da una distanza ottimale. “Data l’impossibilità di riprendere i portici da una distanza adeguata, il progetto punta sulla ripetitività degli scatti, amplificando l’effetto delle loro particolarità architettoniche”, spiegano gli autori. Questo vincolo tecnico si è trasformato in valore artistico.
Ciascuna opera consiste nella ripetizione speculare di una singola fotografia base all’interno dell’immagine finale, ma le composizioni contengono fino a oltre 500 fotografie base, orientate e affiancate in modi diversi. Un elemento cruciale nella ricerca del tema dell’infinità è la scelta di presentare figure non compiute ai bordi di alcune opere: una strategia visiva che permette al pattern di mantenere un senso di illimitatezza e offre la possibilità di continuare l’immagine secondo l’utilizzo.
L’attività di post-produzione occupa una parte significativa del lavoro, rivelando come la fotografia contemporanea sia sempre meno cattura del reale e sempre più progettazione consapevole. I titoli delle opere—Sala degli specchi, Africa, Batik, Cattedrale, E.T., Infinito, Kyan Lahwi, Lampade, Omaggio a Louis Vuitton, Miraggio—nascono dalla prima impressione condivisa tra i due autori e rimangono “interpretabili in modo assolutamente soggettivo”, invitando lo spettatore a participare attivamente nella creazione di significato.

Il vero obiettivo: ambasciatori di bellezza
Sebbene Vortici sia concepito come progetto artistico da esporre nelle principali manifestazioni fotografiche, i suoi autori immaginano una destinazione ben più ampia e incisiva. “Vortici potrebbe svolgere una sorta di ruolo di ambasciatore della bellezza di Bologna per attirare l’attenzione di nuovi visitatori con immagini intriganti di texture misteriose che creino curiosità, in alternativa alle immagini classiche limitate a mostrare l’evidenza”, spiegano gli autori.
Si tratta, in sostanza, di una strategia di comunicazione della bellezza urbana. Le opere di Vortici non cercano di documentare i Portici nel loro aspetto tradizionale, già ampiamente disponibile sul web, ma di generare una curiosità, un’emozione, uno stimolo al viaggio. Per i bolognesi, esse fungono da “testimonianza affettiva”, mentre per i turisti già visitatori rappresentano un ricordo evocativo ben più sofisticato di un tradizionale souvenir.
L’ambizione del progetto si spinge ancora oltre. Grazie alla tendenza all’infinito e alla modularità delle sue opere, Vortici è concepito come utilizzabile illimitatamente in svariati ambiti applicativi: dalla ceramica alla moda, dalle carte da parati alla grafica. Il progetto, quindi, non è semplicemente una raccolta di fotografie, ma un sistema visivo coerente capace di rappresentare Bologna a 360 gradi, trasformando l’architettura iconografica della città in uno strumento di bellezza diffusa.
Questo approccio trasforma i Portici da semplice patrimonio da preservare a simbolo vivente di una città in grado di reinventarsi attraverso lo sguardo dei suoi artisti, mantenendo intatta la magia che ogni bolognese e ogni visitatore avverte quando cammina sotto quelle arcate senza fine.







