Autoctono si Nasce: Bologna celebra la biodiversità del vigneto italiano

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Il 16 ottobre all’Hotel Relais Bellaria oltre 60 vitigni autoctoni protagonisti dell’evento Go Wine dedicato alle eccellenze enologiche del territorio

Un viaggio attraverso l’Italia del vino più autentica, quella delle varietà autoctone che raccontano storia, tradizione e identità territoriale. È questo il cuore di “Autoctono si Nasce”, l’appuntamento che Go Wine porta a Bologna giovedì 16 ottobre presso l’Hotel Relais Bellaria. Un evento che si conferma tra i più attesi dell’anno nel capoluogo emiliano, parte del tour autunnale che l’associazione dedica alla valorizzazione della biodiversità vitivinicola italiana.



Un palcoscenico per la diversità enologica

L’evento bolognese rappresenta un’occasione unica per esplorare la straordinaria ricchezza del patrimonio viticolo italiano. Oltre 60 varietà autoctone saranno rappresentate attraverso le produzioni di cantine selezionate che spaziano dall’arco alpino fino alla Sicilia, passando per tutte le regioni della penisola. Una mappa enologica completa che dimostra come la biodiversità del vigneto italiano sia un patrimonio inestimabile, fatto di realtà produttive legate per storia e cultura ai propri territori di appartenenza.

Le cantine partecipanti incontreranno direttamente il pubblico nelle sale dell’Hotel Relais Bellaria, mentre altre presenteranno i loro vini attraverso una speciale Enoteca dedicata. Il format dell’evento permette ai visitatori non solo di degustare, ma anche di dialogare con i produttori, comprendendo le scelte agronomiche, le filosofie produttive e le storie che si celano dietro ogni etichetta.

 


Le protagoniste: un viaggio regione per regione

L’Abruzzo fra tradizione e innovazione

L’Abruzzo porta a Bologna tre realtà significative. Il Feuduccio di Santa Maria d’Orni, azienda di Orsogna fondata nel 1998 da Gaetano Lamaletto con 54 ettari vitati e una produzione di 250.000 bottiglie, presenta le sue interpretazioni di Montepulciano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino. Pasetti di Francavilla al Mare, con i suoi 75 ettari e 650.000 bottiglie prodotte, propone una gamma che spazia dal Montepulciano Harimann al Pecorino Collecivetta, passando per il Cerasuolo Superiore Testarossa. Completa il quadro abruzzese Tenuta Secolo IX, giovane realtà di Castiglione a Casauria specializzata in Moscato e Moscatello.

Basilicata: il Vulture e il suo principe

La Cantina del Notaio di Rionero in Vulture rappresenta l’eccellenza lucana con i suoi vini da Aglianico del Vulture. Fondata nel 1998 da Gerardo Giuratrabocchetti, che ne è anche l’enologo, l’azienda gestisce 50 ettari vitati producendo circa 590.000 bottiglie. Le etichette storiche come La Firma e Il Sigillo, insieme a Il Repertorio nelle annate più recenti, testimoniano la capacità di questo territorio vulcanico di esprimere vini di grande struttura e longevità.

Calabria: il fascino del Sud

Due cantine portano a Bologna la viticoltura calabrese. Ippolito 1845 di Cirò Marina, storica azienda di famiglia con 100 ettari e 800.000 bottiglie prodotte, presenta la sua gamma che valorizza le varietà autoctone come il Gaglioppo e il Pecorello. Tenuta Iuzzolini, sempre di Cirò Marina ma di fondazione più recente (2004), rappresenta una realtà di dimensioni considerevoli con 130 ettari e ben 3 milioni di bottiglie prodotte annualmente.

Campania: terra di bianchi aristocratici

La Campania si presenta con tre interpreti d’eccellenza. Fontanavecchia di Torrecuso porta le denominazioni del Sannio, in particolare la Falanghina del Sannio Taburno BjondoRe, frutto del lavoro di Libero Rillo, presidente del Consorzio di tutela. Marisa Cuomo rappresenta la Costa d’Amalfi con i suoi vini da Furore e Ravello, prodotti storici che hanno contribuito a far conoscere la viticoltura eroica della costiera. La cantina, fondata nel 1980 e guidata dalla famiglia Ferraioli, produce 200.000 bottiglie da 20 ettari vitati. Tenuta del Meriggio di Montemiletto rappresenta invece l’Irpinia con il Fiano di Avellino e il Taurasi, espressioni nobili dell’entroterra campano.

Marche: il regno del Verdicchio

Due cooperative storiche rappresentano la viticoltura marchigiana. Belisario di Matelica, fondata nel 1971 con 300 ettari vitati e 1,4 milioni di bottiglie prodotte, è presieduta da Antonio Centocanti e può contare sulla consulenza enologica di Roberto Potentini. La cantina propone diverse espressioni di Verdicchio di Matelica, dalla versione base alla Riserva Cambrugnano. Montecappone di Jesi, azienda di famiglia Mirizzi fondata nel 1968, presenta il Verdicchio dei Castelli di Jesi nelle sue migliori interpretazioni, tra cui la Riserva Utopia, seguita dall’enologo Lorenzo Landi.

Piemonte: dalla Barbera al Roero

Il Piemonte partecipa con diverse realtà che coprono le principali denominazioni della regione. Cascina Castlet di Costigliole d’Asti, proprietà di Maria Borio dal 1970, porta la Barbera d’Asti Superiore Passum e il Moscato Passito. La zona del Roero è rappresentata da Massucco di Castagnito, famiglia produttrice dal 1983 con 21 ettari e 20 etichette in portfolio, che presenta il Roero Arneis Riserva Il Sole. Sempre nel Roero troviamo Poderi Moretti di Monteu Roero, azienda storica fondata nel 1630, e Savigliano Fratelli di Diano d’Alba, specializzata nel Dolcetto di Diano d’Alba.

Puglia: la forza del Sud

Felline di Manduria rappresenta la Puglia con i suoi Primitivi e il vino da Susumaniello. Fondata nel 1994, l’azienda gestisce 100 ettari con una produzione di 800.000 bottiglie e 20 etichette, sotto la direzione enologica di Fabrizio Perrucci. Il Primitivo di Manduria nelle diverse versioni e il Torre Guaceto Sum testimoniano la ricchezza ampelografica pugliese.

Sardegna: la voce dell’entroterra

La Cantina del Mandrolisai di Sorgono porta a Bologna i vini della Barbagia. Questa cooperativa fondata nel 1950 gestisce 70 ettari vitati con una produzione di 200.000 bottiglie. Il Mandrolisai Rosso Superiore 100 Kent’Annos rappresenta un blend autoctono unico composto da Bovale Sardo, Cannonau e Monica, espressione di un territorio montano dalle caratteristiche uniche.

Sicilia: tra vulcani e mare

Due cantine siciliane completano il quadro del Sud. Assuli di Mazara del Vallo, fondata nel 2011 da Roberto Caruso, gestisce 130 ettari producendo 190.000 bottiglie con 14 etichette diverse, valorizzando in particolare lo Zibibbo. Poggio di Bortolone di Chiaramonte Gulfi porta invece il Cerasuolo di Vittoria Classico, uno dei rossi più eleganti dell’isola.

Valle d’Aosta: la viticoltura alpina

La viticoltura eroica valdostana è rappresentata da due realtà cooperative. Cave des Onze Communes di Aymavilles, cooperativa con 170 soci fondata nel 1990, gestisce 63 ettari con una produzione di 450.000 bottiglie, valorizzando varietà alpine come Müller Thurgau, Mayolet e Petite Arvine. La Source di Saint-Pierre, realtà più piccola fondata nel 2003 da Stefano Celi, produce 40.000 bottiglie da 9,5 ettari, presentando varietà come Prëmetta, Cornalin e Traminer Aromatico.

Veneto: dai Colli Euganei alla Valpolicella

Il Veneto porta tre interpretazioni diverse del proprio territorio. Il Pianzio di Galzignano Terme valorizza i Colli Euganei con il Fior d’Arancio e il Serprino frizzante, prodotti da 13 ettari vitati. La Romiglia di Verona, azienda giovane della famiglia Gazzo fondata nel 2020, presenta il Pinot Grigio delle Venezie. Ma la punta di diamante veneta è Tenuta Sant’Antonio di Lavagno, proprietà dei fratelli Castagnedi dal 1995. Con 150 ettari vitati e 1,8 milioni di bottiglie prodotte, l’azienda propone alcuni dei migliori Amarone della Valpolicella, tra cui il Campo dei Gigli e il Lilium Est Riserva.

Le altre regioni

Completano il quadro delle partecipanti Lunae Bosoni per la Liguria, con i suoi Vermentino dei Colli di Luni; Terre Rosse Vallania per l’Emilia-Romagna, specializzata nei Colli Bolognesi; Morisfarms per la Toscana, dalla Maremma; e le realtà del Friuli-Venezia Giulia con Stanig e Scubla, che portano le espressioni dei Colli Orientali del Friuli. Il Lazio è presente con Villa Simone e Cantine San Marco, entrambe produttrici di Frascati.


Informazioni pratiche

L’evento prevede due fasce orarie distinte. Dalle 16:15 alle 18:00 si terrà un’anteprima riservata esclusivamente agli operatori professionali qualificati del settore, con accredito su richiesta da verificare con Go Wine. Dalle 18:00 alle 22:00 il banco d’assaggio sarà aperto al pubblico degli enoappassionati.

Il costo della degustazione è di 22 euro (15 euro per i soci Go Wine, 18 euro per i soci di associazioni di settore). L’ingresso è gratuito per chi decide di associarsi a Go Wine, con tessera valida fino al 31 dicembre 2026. Le prenotazioni sono obbligatorie e dovranno pervenire entro le ore 12 del 16 ottobre, con obbligo di rispettare i turni assegnati per garantire il miglior afflusso dei partecipanti.

Un’occasione imperdibile per scoprire o riscoprire l’Italia del vino più autentica, quella che affonda le radici nella storia e nella cultura dei territori, lontana dalle mode internazionali e fedele alla propria identità ampelografica.

 


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