Al Festival Francescano di Bologna un dialogo intimo tra musica, famiglia e speranza
L’artista si racconta, in dialogo con Francesco Locane, in un incontro che va oltre la superficie, rivelando l’uomo dietro il successo.

Nel suggestivo chiostro di Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, Leo Gassmann ha offerto al pubblico del Festival Francescano molto più di una semplice intervista. Accompagnato dalle domande del giornalista Francesco Locane, il giovane cantautore e attore ha aperto il suo mondo interiore, rivelando le “connessioni” che definiscono la sua vita e la sua arte.

Figlio d’arte – Alessandro Gassmann e Sabrina Knaflitz i genitori, Vittorio Gassman il nonno – Leo ha saputo costruire un percorso artistico autonomo e autentico. Dal successo a X Factor nel 2018 alla vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo 2020 con “Vai bene così”, fino al riconoscimento come “Rivelazione dell’anno” ai Nastri d’Argento per l’interpretazione di Franco Califano, la sua carriera testimonia una crescita costante e consapevole.
La famiglia come primo cerchio di connessione
“Sicuramente la prima connessione che mi viene in mente sono le persone che mi circondano”, esordisce Leo con quella naturalezza che lo caratterizza. Il concetto di famiglia, per lui, si estende ben oltre i legami di sangue: “Io parlo sempre di questo concetto della famiglia… di persone che vengano a tutti i concerti e insomma, ci vediamo molto spesso”.
È proprio questa educazione familiare ad aver forgiato la sua integrità artistica. “La purezza è una questione della fortuna che ho avuto di avere una famiglia che mi ha voluto molto bene”, confessa, ricordando come i genitori abbiano sempre posto dei paletti costruttivi: “Mi hanno insegnato i veri valori della vita e mi hanno fatto sempre sudare le cose, dalle più piccole”.
La musica come collante sociale
Per Leo Gassmann, la musica rappresenta molto più di una professione: è un “collante sociale” in grado di unire le persone in un’epoca di divisioni. “La musica è un’arte stupenda, incorruttibile per quanto mi riguarda, e ti dà la possibilità di connetterti con le persone e di instaurare un rapporto di amicizia e di stima reciproca”.
Le sue parole assumono una dimensione quasi politica quando riflette sul presente: “Questo presente che viviamo, la sensazione è che cerchino sempre di dividerci tra noi esseri umani. E la musica può aiutare a cercare di unirci”. Una visione che va oltre l’intrattenimento, abbracciando una responsabilità sociale dell’arte.
L’equilibrio nell’era digitale
Anche il rapporto con i social media rivela la maturità dell’artista. “Quando fai musica, utilizzare i social media è uno strumento che non puoi ignorare”, ammette con pragmatismo, “ma cerco di trovare un equilibrio per non essere inglobato troppo da quella realtà”. Una gestione personale e consapevole che definisce “una lama a doppio taglio”, riconoscendone sia le opportunità che i rischi.

Custodire l’autenticità artistica
La capacità di dire “no” alle tentazioni del mainstream emerge come uno dei tratti distintivi del suo percorso. “Cerco di fare sempre delle scelte che possano rappresentarmi”, spiega Leo. “Nei film è molto importante, perché rischi che ti rovini un pochino l’immagine. Devi dire dei no a volte, che magari pesano, però sono no che valorizzano tutto il resto del percorso”.
La libertà creativa, conquistata anche grazie a collaborazioni illuminate come quella con il manager Andrea Curcio e l’etichetta Universal, gli permette di “scrivere le canzoni come le voglio io, senza impedimenti, senza imposizioni”. Una condizione che riconosce non essere scontata nel panorama musicale attuale.
La speranza come bussola
Nell’ultima parte del dialogo, Leo Gassmann affronta il tema della speranza con la stessa autenticità che caratterizza tutto l’incontro. “La speranza è sempre intorno a noi”, afferma, “anche se viviamo bombardati da cattive notizie”. Le recenti manifestazioni in Italia diventano simbolo di questa fiducia nell’umanità: “Tutte le piazze d’Italia erano piene di gente con gli occhi pieni di speranza”.
Il suo sogno finale è ambizioso ma concreto: “Vivere in un mondo pieno di pace”, dove tutti possano “essere cittadini del mondo in maniera libera”. Parole che echeggiano nel chiostro bolognese come un manifesto generazionale.
Una serata che va oltre l’intervista
Al termine del dialogo con Francesco Locane, Leo Gassmann ha regalato al pubblico un momento di pura magia musicale, eseguendo alcuni brani inediti in anteprima. Ma è stato il finale a rivelare la sua vera natura: circondato dai fan, chitarra in mano, ha continuato a cantare “come si fa tra amici”, trasformando l’evento in un cerchio intimo di condivisione.
Un gesto che racchiude perfettamente il senso delle sue parole: la musica come ponte, la connessione umana come valore fondamentale, l’autenticità come strada maestra. Leo Gassmann non si limita a parlare di connessioni: le vive, le crea, le nutre ogni giorno con la stessa naturalezza con cui respira.
Il video della serata è disponibile in fondo all’articolo
