Jacopo Veneziani alla Repubblica delle Idee: l’arte che svela i suoi segreti
Prosegue al Teatro Arena del Sole di Bologna la Repubblica delle Idee 2025, il festival che quest’anno ha scelto come tema “Raccontare il presente, immaginare il futuro”. Stamattina è stata la volta di Jacopo Veneziani, giovane storico e divulgatore d’arte che ha costruito la sua carriera combinando il rigore accademico acquisito alla Sorbona con un approccio comunicativo innovativo sui social media e in televisione.
Volto noto al grande pubblico e autore di successo per Feltrinelli, Veneziani ha saputo rendere la storia dell’arte accessibile a tutti senza mai banalizzarla. La sua conferenza ha offerto una riflessione sul futuro nell’arte attraverso un viaggio che ha dimostrato come “vedere oltre il visibile” sia sempre stato centrale nell’arte occidentale.
I dettagli nascosti dei grandi maestri
Il cuore della conferenza è stato dedicato alla capacità di svelare i dettagli nascosti nei capolavori, quelli che sfuggono allo sguardo distratto ma che rivelano l’essenza più profonda dell’opera. Veneziani ha presentato tre esempi magistrali per dimostrare come gli artisti del passato abbiano saputo inserire nelle loro opere elementi che vanno oltre il visibile.
“La morte di San Francesco” (1300) di Giotto di Bondone, visibile nella Basilica di San Francesco ad Assisi, nasconde tra le nuvole il volto di un demone. Un dettaglio che trasforma la lettura dell’affresco, mostrando come Giotto abbia saputo bilanciare sacro e profano in una composizione che anticipa la complessità psicologica dell’arte moderna.
“Il ritratto del cardinale Filippo Archinto” (1558) di Tiziano presenta una tenda dipinta che fa solo intravedere il personaggio ritratto. Questa soluzione non è casuale, ma rappresenta una riflessione sul tema della rappresentazione e della verità nell’arte.
“La Deposizione di Cristo dalla Croce” (1528) di Rosso Fiorentino, conservata nella Chiesa di San Lorenzo a Sansepolcro, include uno strano personaggio tra la folla. Questo dettaglio apparentemente marginale diventa la chiave per comprendere come l’artista abbia inserito nell’opera una dimensione temporale che va oltre il racconto biblico.



Il Giudizio Universale e i segreti di Michelangelo
Un momento particolarmente personale della conferenza è stato quando Veneziani ha confessato che fin da bambino apprezzava le trasmissioni televisive di Alberto Angela, e che proprio questo amore per la divulgazione lo ha spinto a intraprendere la strada del divulgatore d’arte.
È stato a questo punto che ha guidato il pubblico nell’analisi del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, svelando l’autoritratto di Michelangelo nascosto nella pelle scuoiata tenuta da San Bartolomeo. Non si tratta solo di un gioco intellettuale, ma di una riflessione profonda sulla condizione dell’artista e sulla sua relazione con l’opera e con la morte.
Il viaggio attraverso i dettagli nascosti è proseguito con “La Ronda dei carcerati” (1890) di Vincent van Gogh, conservata al Museo Puškin di Mosca. Anche qui Veneziani ha invitato il pubblico a guardare oltre l’evidente drammaticità della scena carceraria, svelando la presenza di farfalle che pochi osservatori avranno mai notato.


L’arte per temi: connessioni attraverso i secoli
La vera innovazione metodologica di Veneziani risiede nella sua proposta di tematizzare la visione delle opere d’arte, accostandole per renderle più comprensibili. Non collegamenti cronologici o stilistici, ma ponti concettuali che permettono di cogliere i fili conduttori che attraversano i secoli.
Il tema del movimento ha offerto gli esempi più brillanti. “La caduta dal cielo della manna” (1637) di Nicolas Poussin al Louvre anticipa certe soluzioni compositive moderne nella rappresentazione del movimento di massa. Paolo Uccello, con le sue battaglie e il movimento delle sagome e delle aste dei cavalieri, sembra preannunciare la cronofotografia che influenzerà i futuristi.
Proprio i futuristi diventano l’anello di congiunzione verso il Novecento: “Bambina che corre sul balcone” di Giacomo Balla al Museo del Novecento di Milano si accosta al “Nudo che scende le scale” (1912) di Marcel Duchamp. Tre momenti diversi – Rinascimento, Futurismo e Dadaismo – uniti dalla stessa ossessione di rappresentare il movimento e il tempo.
Non è mancato l’accostamento più audace: “La Ruota di bicicletta” (1913) di Duchamp al Museum of Modern Art di New York collegata al “Discobolo” di Mirone (455 a.C.), unite dal tema del movimento di rotazione.


L’arte contemporanea e l’emozione
Passando all’arte contemporanea, Veneziani ha presentato l’installazione del mucchio di caramelle dell’artista cubano Félix González-Torres, dedicata al compagno morto di AIDS. Quest’opera rappresenta un perfetto esempio di come l’arte contemporanea riesca a trasformare il dolore personale in esperienza universale, invitando il pubblico a una partecipazione fisica ed emotiva.

L’esercizio finale: trovare Icaro
Veneziani ha concluso con un esercizio pratico coinvolgendo direttamente il pubblico. Ha mostrato “La caduta di Icaro” di Pieter Bruegel il Vecchio al Museo reale delle belle arti del Belgio di Bruxelles, invitando gli spettatori a cercare la figura di Icaro nell’apparente tranquillità della scena rurale.
La risposta – le sole gambe che spuntano dall’acqua in un angolo del dipinto – ha permesso di svelare il vero significato dell’opera: l’indifferenza del mondo di fronte al dramma individuale. Il pastore continua a pascolare, il contadino ara il suo campo, la vita prosegue mentre Icaro precipita nell’oblio.
Il colpo di genio finale è stato l’accostamento con “Parigi in un giorno di pioggia” di Gustave Caillebotte all’Art Institute di Chicago. Anche qui troviamo la stessa indifferenza: i personaggi camminano isolati sotto i loro ombrelli, ognuno chiuso nel proprio mondo. Due opere separate da tre secoli, unite dallo stesso tema dell’indifferenza moderna.


Il manifesto di una nuova divulgazione
Il vero messaggio di Veneziani è emerso chiaramente: tutto questo lavoro serve a dimostrare che chi racconta arte deve necessariamente mostrare nuove prospettive, anche su quelle opere che abbiamo visto migliaia di volte. Il divulgatore deve portare un nuovo punto di vista, deve far scoprire qualcosa di inedito anche nel più famoso dei capolavori.
Non basta più descrivere tecniche pittoriche o riassumere biografie: la sfida contemporanea è quella di rinnovare continuamente lo sguardo, di trovare connessioni inaspettate, di rivelare i segreti nascosti che trasformano un’opera nota in una scoperta.
Il numeroso pubblico presente all’Arena del Sole ha risposto con entusiasmo, confermando il successo di questo approccio che unisce alta cultura e accessibilità. L’evento si inserisce perfettamente nel programma della Repubblica delle Idee 2025, offrendo tre giorni di riflessioni sui grandi temi della contemporaneità attraverso voci autorevoli del panorama culturale internazionale.