Un dialogo al MAST tra fotografia e memoria
Il 17 giugno 2025, l’Auditorium del MAST di Bologna ha ospitato un incontro dedicato a Robert Doisneau, il grande maestro della fotografia francese, protagonista di un dialogo intitolato “All’imperfetto dell’obiettivo” che ha visto confrontarsi due voci autorevoli del panorama fotografico contemporaneo: Alessandra Mauro e Michele Smargiassi.
Robert Doisneau: il poeta della strada
Robert Doisneau (1912-1994) rimane una delle figure più iconiche della fotografia del XX secolo, capace di trasformare la quotidianità parigina in poesia visiva. Fotografo umanista par excellence, Doisneau ha saputo catturare l’essenza della vita urbana francese con uno sguardo tenero e complice, documentando con straordinaria sensibilità i piccoli gesti, gli incontri fortuiti e i momenti di grazia che punteggiano l’esistenza ordinaria.
Nato a Gentilly, nella banlieue parigina, Doisneau ha fatto della sua città natale il teatro privilegiato della sua arte. Le sue fotografie, caratterizzate da un’ironia gentile e da una profonda umanità, hanno saputo restituire la poesia nascosta nei bistrot, nei mercati, nelle strade e nelle piazze di Parigi. Tra le sue immagini più celebri, “Le Baiser de l’Hôtel de Ville” del 1950 è diventata un’icona universale dell’amore e della joie de vivre parigina.
La sua carriera, iniziata negli anni Trenta come fotografo industriale, si è poi sviluppata attraverso collaborazioni con riviste prestigiose come “Vogue” e “Life”, senza mai perdere di vista la sua vocazione più autentica: raccontare la gente comune con rispetto e partecipazione emotiva. Doisneau non era solo un osservatore, ma un partecipante discreto della vita che fotografava, capace di cogliere quei momenti di spontaneità che rivelano la bellezza nascosta del quotidiano.
I protagonisti del dialogo
Alessandra Mauro: la curatrice della memoria fotografica
Alessandra Mauro, protagonista del dialogo bolognese, rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama curatoriale fotografico italiano. Direttrice editoriale della casa editrice Contrasto e direttrice artistica della Fondazione Forma per la Fotografia di Milano, Mauro è anche consulente per la fotografia presso il Dipartimento di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.
La sua competenza si è costruita attraverso un percorso che l’ha vista responsabile della programmazione delle mostre fotografiche presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 2000 al 2003, oltre che come docente di Teoria e Storia della Fotografia presso diverse università italiane. Il suo approccio alla fotografia è quello di chi comprende che “prima ancora del suo atto di nascita ufficiale, la fotografia è stata esposta in una serie di mostre e presentata al pubblico”, come testimonia il suo importante lavoro “Photoshow”, che studia per la prima volta la storia della fotografia attraverso le grandi mostre internazionali.
Michele Smargiassi: il critico che racconta la fotografia
Michele Smargiassi, giornalista e critico fotografico, è da anni una delle penne più acute nell’analisi del linguaggio fotografico contemporaneo. La sua attività presso “la Repubblica” e i suoi numerosi saggi hanno contribuito a diffondere una cultura fotografica consapevole e critica in Italia. Smargiassi si distingue per la capacità di coniugare rigore analitico e accessibilità divulgativa, rendendo comprensibili i meccanismi profondi della visione fotografica.
Il suo approccio critico si caratterizza per l’attenzione ai risvolti sociologici e antropologici della fotografia, temi che ben si sposano con l’eredità di Doisneau, fotografo che ha sempre fatto della dimensione sociale il cuore della sua ricerca artistica.


L’imperfetto dell’obiettivo: un titolo che racconta
Il titolo scelto per l’incontro, “All’imperfetto dell’obiettivo”, rivela già una chiave di lettura profonda dell’opera di Doisneau. L’imperfetto, tempo verbale della durata e dell’incompiutezza, della ripetizione e della memoria, sembra infatti il tempo naturale della fotografia doisneauiana. Le sue immagini non cercano la perfezione tecnica fine a se stessa, ma quella imperfezione umana che rende autentici i suoi soggetti.
L’obiettivo di Doisneau era infatti “imperfetto” nel senso più nobile del termine: non pretendeva di cristallizzare la realtà in una forma definitiva, ma di catturarne il divenire, il movimento, la vita che scorre. In questo senso, il dialogo tra Mauro e Smargiassi si preannuncia come un’occasione per esplorare non solo l’opera del maestro francese, ma anche il rapporto complesso tra fotografia e temporalità, tra immagine e memoria.
Cosa rimane di un fotografo quando non ci sarà più
Rimangono innanzitutto le immagini, naturalmente. Ma non si tratta solo di un archivio fotografico, per quanto straordinario: quello che persiste è piuttosto uno sguardo, una particolare modalità di osservare e interpretare il mondo. Doisneau ha lasciato in eredità una filosofia della visione che continua a influenzare generazioni di fotografi e di osservatori. La sua capacità di trovare la bellezza nell’ordinario, di scoprire momenti di grazia nella quotidianità più semplice, rappresenta un insegnamento che trascende la tecnica fotografica per diventare un modo di stare al mondo.
Rimane anche una Paris particolare, quella degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, immortalata con uno sguardo che non era solo documentario ma profondamente poetico. Le sue fotografie sono diventate la memoria collettiva di un’epoca, il modo in cui immaginiamo e ricordiamo la Francia del dopoguerra. In questo senso, Doisneau non ha solo fotografato la storia: l’ha in parte creata, contribuendo a forgiare l’immaginario collettivo di una generazione.

Il bacio più famoso del mondo: storia di un’icona
Il dialogo al MAST ha dedicato naturalmente ampio spazio a quella che è considerata una degli scatti più celebri della storia della fotografia: “Le Baiser de l’Hôtel de Ville”, il bacio davanti al municipio di Parigi. La foto fu scattata nel 1950 mentre Doisneau stava realizzando un servizio fotografico per la rivista americana “Life”, e la sua genesi racconta molto dell’approccio artistico del maestro francese.
La fotografia, scattata il 9 marzo 1950, non fu affatto casuale come molti credono. Doisneau assoldò due giovani figuranti, la studentessa di teatro Françoise Bornet e il suo ragazzo Jacques Carteaud, per fingere un bacio spontaneo e appassionato. Questo dettaglio, rivelato dallo stesso Doisneau anni dopo, non sminuisce affatto il valore dell’immagine, ma ne sottolinea piuttosto l’aspetto di costruzione poetica della realtà, caratteristica centrale del lavoro del fotografo francese.
La storia di questa fotografia si arricchisce di altri dettagli affascinanti: la coppia si lasciò poco tempo dopo, e nessuno si interessò a rendere nota l’identità dei protagonisti per decenni. Solo negli anni Novanta emerse la verità sui veri protagonisti, dopo che una coppia francese, Denise e Jean Louis Lavergne, si presentarono a una televisione sostenendo di essere loro i protagonisti del bacio, rivendicazione che si rivelò poi falsa.
La recente scomparsa di Françoise Bornet, morta a 93 anni nel 2024, ha riportato l’attenzione su questa icona fotografica, dimostrando come certe immagini continuino a vivere ben oltre la vita dei loro protagonisti, trasformandosi in simboli universali. Il bacio dell’Hôtel de Ville è diventato l’emblema dell’amore parigino, della spontaneità urbana e, più in generale, della poesia che può emergere dalla vita quotidiana quando è catturata dall’occhio giusto.

Un pubblico d’eccezione
L’incontro al MAST si è rivelato un talk di gradevole e notevole spessore, arricchito da una presenza particolarmente significativa tra il pubblico: Nino Migliori, nato a Bologna nel 1926, che iniziò a fotografare nel 1948 e che rappresenta una delle figure più autorevoli della fotografia italiana contemporanea. Migliori è riconosciuto come uno tra i più autorevoli e multiformi ricercatori italiani nel campo della fotografia, svolgendo uno dei percorsi più diramati ed interessanti della cultura d’immagine europea.
La presenza di Migliori, accompagnato dalla moglie, non è stata casuale: il fotografo bolognese ha da tempo un rapporto privilegiato con la Fondazione MAST.
La partecipazione di Migliori al dialogo su Doisneau ha rappresentato un momento di particolare suggestione: due maestri della fotografia umanista, uno francese e uno italiano, accomunati dalla capacità di trasformare l’osservazione del quotidiano in poesia visiva, uniti idealmente in un dialogo che ha attraversato generazioni e confini nazionali.
L’incontro si è svolto martedì 17 giugno 2025 presso il MAST.Auditorium di Bologna, nell’ambito della programmazione culturale della Fondazione MAST.