“Ossigeno compie 35 anni, ma il reggae veneto è ancora vivo”.
L’icona dei Pitura Freska celebra il disco che ha fatto la storia del reggae italiano con uno spettacolo emozionante al Festival DiMondi di Bologna
Bologna, 24 maggio 2025 – La piazza Lucio Dalla di Bologna ha vibrato ieri sera al ritmo inconfondibile del reggae veneto. Sir Oliver Skardy, al secolo Gaetano Scardicchio, ha celebrato i 35 anni di “Ossigeno”, l’album che nel 1990 ha segnato l’inizio della leggenda dei Pitura Freska, con uno spettacolo che ha fatto rivivere la magia di una delle band più amate della scena musicale italiana.
Sul palco del Festival DiMondi, l’artista veneziano ha ripercorso tre decenni e mezzo di storia musicale, alternando i grandi classici della band alle sue produzioni più recenti, in un concerto che ha fatto cantare e commuovere generazioni diverse di fan.

“Ossigeno è stata la nostra rivoluzione”
“Quando nel 1990 uscì ‘Ossigeno’, nessuno di noi immaginava che quel disco avrebbe cambiato per sempre la musica italiana”, racconta Skardy, ancora visibilmente emozionato per l’energia del pubblico bolognese. “Era un esperimento coraggioso: sarebbe stato facile copiare il reggae di Bob Marley nelle calli di Venezia, ma cantare in dialetto veneto su ritmi giamaicani per molti poteva essere una follia.”
L’album, prodotto insieme al co-fondatore Francesco Casucci, rappresentava infatti una vera e propria rivoluzione nel panorama musicale nazionale: per la prima volta il reggae parlava italiano, anzi veneto, raccontando storie di vita quotidiana, di amori perduti e di speranze con l’ironia e la malinconia tipiche della cultura veneziana.

Dal successo alla carriera solista
Dopo vent’anni di straordinari successi con i Pitura Freska, che hanno portato il reggae veneto nei più importanti festival europei e hanno venduto centinaia di migliaia di dischi, nel 2002 Skardy ha intrapreso la carriera solista. “Non è stato facile lasciare i Pitura”, ammette l’artista. “Ma sentivo il bisogno di esplorare nuovi territori musicali, di raccontare storie diverse.”
Il percorso solista si è aperto con “President Buana” e ha trovato la sua prima completa espressione nell’album “Grande Bidello” del 2004, titolo che strizza l’occhio al suo lavoro di collaboratore scolastico, prima al Pacinotti di Mestre e poi al Liceo Artistico Guggenheim di Venezia. “La musica mi ha sempre dato da vivere nell’anima, ma la scuola mi ha dato da vivere concretamente”, scherza Skardy. “E poi, stare a contatto con i ragazzi mi tiene giovane e mi ispira continuamente.”
La collaborazione con i Fahrenheit 451
Un capitolo importante della carriera solista di Skardy è rappresentato dalla collaborazione con i Fahrenheit 451, il gruppo ska mestrino con cui dal 2006 ha dato vita a progetti innovativi come “Destra sinistra”, la celebre cover di Giorgio Gaber rivisitata in chiave reggae con inserti in dialetto veneziano, e “Fame un spritz”, singolo diventato un vero e proprio inno estivo.
“Con i Fahrenheit ho ritrovato quella dimensione di band che mi mancava”, spiega l’artista. “Insieme abbiamo creato ‘Piragna’, un album che rappresenta perfettamente l’evoluzione del mio suono: sempre reggae, ma con contaminazioni ska e dub che lo rendono contemporaneo.”

Il reggae veneto oggi
A 35 anni da “Ossigeno”, il reggae veneto continua a vivere e a evolversi. “Vedo tanti giovani musicisti che si ispirano a quello che abbiamo fatto”, osserva con soddisfazione Skardy. “Il bello del reggae è che è una musica universale: puoi cantarla in qualsiasi lingua, in qualsiasi dialetto, e mantiene sempre la sua forza comunicativa.”
Durante il concerto di ieri sera, infatti, non sono mancati i riferimenti all’attualità e alle nuove generazioni. “La musica deve sempre parlare del presente”, sottolinea l’artista. “Anche quando suono ‘Ossigeno’ o ‘El Parnaso’, cerco di dare loro una lettura contemporanea, perché i sentimenti che raccontano sono sempre attuali.”

Un futuro ancora da scrivere
Guardando al futuro, Sir Oliver Skardy non nasconde la voglia di continuare a sperimentare. “Ho ancora tante storie da raccontare”, conclude con un sorriso. “Il reggae veneto è un linguaggio che si può ancora esplorare in mille modi diversi. E poi, vedere ieri sera tre generazioni diverse cantare insieme le nostre canzoni mi ha fatto capire che il nostro messaggio è ancora vivo.”
Il concerto di Bologna, organizzato nell’ambito del Festival DiMondi, ha dimostrato che dopo 35 anni “Ossigeno” continua a respirare, portando con sé l’energia e la poesia di un artista che ha saputo trasformare un esperimento musicale in una pagina indelebile della storia della musica italiana.
L’album “Ossigeno” dei Pitura Freska è considerato uno dei dischi più influenti della scena reggae italiana e ha aperto la strada a numerosi artisti che hanno saputo coniugare ritmi giamaicani con tradizioni musicali locali.