Corriere della Sera, 18 settembre 1979

Il pretore di Augusta sta per decidere la chiusura delle raffinerie

Oltre diecimila lavoratori rischiano di essere messi in cassa integrazione
Il pretore di Augusta sta per decidere la chiusura delle raffinerie Montedison, Liquichimica ed Esso - Le perizie sugli scarichi di quest'ultima industria avrebbero confermato l'alto tasso di inquinamento -
Si attendono gli altri risultati
Il sindaco: "I pericoli non riguardano solo i pesci, ma anche l'uomo"
I sindacati: "Meglio la sospensione del lavoro che un disastro ecologico"
Le aziende vorrebbero una proroga delle nuove norme al fine di adeguare gli impianti

Dal nostro inviato speciale
Augusta - Le raffinerie degli impianti petrolchimici della Esso, della Montedison e della Liquichimica, che si affacciano sulla rada di Augusta rischiano di dover chiudere i battenti. Per Esso il provvedimento è già stato praticamente adottato, mentre per la Liquichimica sarà preso nei prossimi giorni.
I primi risultati delle analisi disposte dall'amministrazione provinciale e dalla magistratura dimostrano che gli scarichi industriali di questi tre colossi sarebbero altamente inquinanti.
Fino a questo momento sono stati resi noti solo i risultati delle analisi relative alla raffineria della Esso, che non appare in regola, e sarà quindi costretta a chiudere i battenti fino a quando non avrà installato dei depuratori.
I risultati delle analisi relative alla Montedison e alla Liquichimica sono ancora coperti dal segreto istruttorio, ma Antonino Condorelli, il giovane pretore di Augusta, che conduce l'inchiesta sembra deciso ad andare fino in fondo e a trascinare in tribunale i dirigenti delle tre società.
Segno, questo, che le perizie disposte dal giovane magistrato avrebbero dimostrato che anche gli scarichi della Montedison e della Liquichimica sono troppo inquinanti. Di certo si sa che anche la Liquichimica, (che produce paraffina e olefine, destinati ai saponifici industriali) non sarebbe in regola con la legge Merli.
Le prime analisi effettuate dal laboratorio provinciale di igiene di Siracusa, dimostrerebbero che il tasso di inquinamento degli scarichi industriali della Liquichimica è superiore ai livelli consentiti della legge Merli. Negli scarichi della Liquichimica sarebbero state rilevate dosi eccessive di COD (richiesta chimica di ossigeno) e di oli minerali. Per non usare due pesi e due misure, la Liquichimica quindi, dovrà probabilmente chiudere i battenti.
Chi starebbe meglio è la Montedison: le analisi relative a questo gruppo non sono state ancora compiute, e quindi i risultati si conosceranno solo tra qualche settimana. Ma si sostiene che nemmeno la Montedison è in regola con la tabella C della legge Merli.
Se gli impianti della Esso, della Montedison e della Liquichimica dovranno chiudere i battenti, 10 mila persone rischiano di essere poste in cassa integrazione: si tratta di settemila dipendenti della Montedison, di 750 operai della Esso, di mille dipendenti della Liquichimica di un migliaio di altri lavoratori dell'indotto.
Come ha accolto la gente una prospettiva del genere? Bisogna riconoscere che le prime reazioni sono caratterizzate da una grande maturità. Il sindaco di Augusta, Placido Santanello (dc) spiega con aria decisa: "La prospettiva di 10 mila lavoratori in cassa integrazione per un mese o due non ci spaventa. Questa soluzione è ormai inevitabile. Se non chiudono subito questi impianti, per consentire loro di mettersi in regola con la legge, installando dei depuratori, le acque della rada di Augusta rischiano la morte chimica. Ormai i pericoli non riguardano più i soli pesci, ma l'uomo".
Ma le industrie, come noto, chiedono un altro anno, per mettersi in regola. "Secondo la legge Merli, del 1976 - precisa il sindaco - le industrie avevano tre anni di tempo per mettersi in regola; ora i tre anni sono scaduti e il 13 giugno scorso è entrata in vigore la nuova normativa, molto più severa della precedente. Secondo noi, il governo non deve accordare alle industrie inquinanti nessuna proroga: altrimenti, noi daremo ai petrolieri licenza di inquinare e di uccidere".
Le industrie, spiega il pretore Condorelli, dicono di non essere in grado di rispettare la tabella C della legge Merli che è in vigore da poche settimane e chiedono al governo di emanare una "leggina", che accorda loro una proroga di un altro anno.
Una boccata di ossigeno, necessaria per installare i depuratori, che dovrebbero essere già in funzione. Come si vede la moria dei pesci di Augusta ha riaperto il dibattito sulla legge Merli.
In un telegramma inviato al presidente del consiglio il sindaco di Augusta prende posizione contro qualsiasi ipotesi di rinvio dell'entrata in vigore della tabella C. Rinvio che, invece, è caldeggiato dalle industrie, che agitano lo spauracchio della cassa integrazione.
Anche i sindacati hanno preso posizione contro il rinvio dell'entrata in vigore della tabella C della legge Merli, che è diventata un vero e proprio spauracchio per le industrie.
Per domani, i sindacati di Augusta hanno proclamato uno sciopero generale per protestare contro l'inquinamento della nostra rada - spiega un sindacalista della CGIL - Mare.
La prospettiva di 10 mila persone in cassa integrazione non vi spaventa?
"Meglio qualche settimana di cassa integrazione, che un disastro ecologico di dimensioni bibliche. Gli scarichi industriali hanno ucciso milioni di pesci. Adesso è in pericolo l'uomo? ".
"Nella nostra zona - precisa il sindaco - si registra già un vertiginoso tasso di tumori, di malattie polmonari, di aborti misteriosi. Il mare è diventato una fogna, l’acqua potabile è piena zeppa di cloro, i pascoli sono inquinati. A Marina di Melilli, un migliaio di persone hanno dovuto essere evacuate di urgenza, a spese della Cassa per il Mezzogiorno a causa degli inquinamenti provocati dalla raffineria ISAB".
Antonino Condorelli, il pretore di Augusta che conduce le indagini, ha già inviato alcuni avvisi di reato ai dirigenti della Esso, della Montedison e della Liquichimica.
Il corpo di reato è rappresentato da alcune provette con l'acqua di mare inquinata dagli scarichi industriali.
Gianfranco Ballardin

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Mandamento di Augusta

Gliela faccio vedere io a quel pretore

Il ministro l'ha ridimensionato

AUGUSTA, 14 - Sono cominciati i primi problemi per la pretura di Augusta dopo la riduzione del mandamento giudiziario operato dal ministero di Grazia e Giustizia, che ha modificato con un suo decreto i confini e l'estensione del territorio che ricadeva sotto il mandamento del pretore di Augusta, Antonino Condorelli. Questa modifica, ritenuta da più parti illegittima, ha fatto prevedere complicazioni nella competenza di inchieste e procedimenti giudiziari. La settimana scorsa si è verificato il primo caso.
Era in corso una udienza per inquinamento del mare. Sul banco degli imputati, la ditta "Saccuzzo" accusata di aver riversato su un torrente, il Mostringiano, e quindi in mare, grosse quantità di prodotti derivati dalla lavorazione della calce e del calcestruzzo. Subito dopo le prime battute dell'udienza i rappresentanti legali dell'azienda hanno sollevato un vizio di competenza. In pratica hanno affermato che il processo non è di competenza della pretura di Augusta e quindi di Condorelli poiché il fatto si è verificato in territorio ricadente nella pretura di Siracusa.
La località in questione si trova in quella larga fascia di territorio che, dopo la costituzione di Priolo come comune autonomo, due anni fa, è stata sottratta a Melilli. Il ministero di Grazia e Giustizia ha poi ritenuto che lo stesso territorio cambi anche mandamento. Il risultato è stato che varie industrie vengono a ricadere in mandamenti diversi. La Montedison in particolare ora ricade sul territorio di tre comuni, Augusta, Priolo, Melilli e quindi di due mandamenti, pretura di Augusta e di Siracusa.
La linea di confine del nuovo comune e quindi del mandamento è un canale naturale denominato "Vallone della Neve" che divide quasi perfettamente in due la Montedison. Centinaia di tubazioni, che attraverso il canale su "pipe-racks" (supporti tubazioni), vanno e vengono da un mandamento all'altro. Vengono addirittura divisi in due degli interi impianti. Risultato: sarà difficile determinare la competenza di reati, specie di inquinamento, che si verificano in taluni impianti ed in tutta la Montedison, andando la stessa tubazione, con lo stesso prodotto, da un estremo all'altro della fabbrica. Quindi molti procedimenti potrebbero essere sottratti al pretore Condorelli. Un procedimento in corso riguarda il presidente della Montedison Schimberni, l'ex presidente senatore Medici e tutto l'attuale consiglio di amministrazione.
Sulla vicenda, non senza stranezze di carattere procedurale e legale, hanno recentemente presentato interrogazioni al ministro Adolfo Sarti un gruppo di parlamentari comunisti fra cui il magistrato Luciano Violante. I deputati chiedono la revoca del decreto, ritenuto illegittimo poiché le modifiche dei mandamenti devono essere fatte per legge. I parlamentari, ma non solo loro, hanno manifestato perplessità sulle motivazioni del provvedimento. Si pensa che al pretore, che applica seriamente le leggi in difesa dell'ambiente, si voglia togliere una parte del suo potere, per favorire chi?
C'è da dire che non necessariamente alle modifiche dei confini dei comuni debba corrispondere la modifica del mandamento. Anzi ragioni di carattere pratico a volte lo sconsigliano. E questo sarebbe stato il caso della pretura di Augusta.
Il fatto avrà sicuramente delle conseguenze. Intanto il pretore ha impugnato il provvedimento ministeriale considerandolo illegittimo. Tra qualche giorno, nel depositare la sentenza per il processo "Saccuzzo", di cui parlavamo all'inizio, si conosceranno le motivazioni.
Carmelo Miduri
(Paese Sera 14 aprile 1981)

 

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