Ad Augusta nel quartiere Santa Lucia così come a Siracusa
il 13 dicembre 1990 doveva essere un giorno di festa: invece alle
ore 01,25 la gente si é riversata in strada terrorizzata,
ma illesa.
Una forte e lunga scossa di terremoto ha gettato la gente per
strada ed in preda all'angoscia.
E proprio nel quartiere S. Lucia di Augusta si lamentano i danni
più gravi ed evidenti: le pareti ed in alcuni casi le strutture
dei piani bassi (PT, IP e IIP) degli appartamenti più nuovi,
più "sicuri" perché costruiti dopo l'entrata
in vigore della "legge antisismica" si sono sbriciolati
sotto l' urto devastante dell' onda sismica: fortunatamente le
strutture in cemento armato dei piani bassi hanno resistito impedendo
il crollo di interi stabili che, diversamente, avrebbero schiacciato,
nel sonno, sotto le loro rovine migliaia di persone.
Un paio d' ore dopo il terremoto ho avuto modo di raggiungere
e percorrere a piedi quella parte di Augusta più colpita:
il quartiere "Borgata".
Lo scenario faceva rabbrividire: appartamenti con pareti cadute,
i piani bassi degli edifici sventrati, marciapiedi ingombri di
calcinacci e di rivestimenti "sparati" dalle facciate,
insegne luminose cadute o penzolanti. A mio avviso abbiamo sfiorato
il disastro: se a Carlentini, Melilli, Francofonte, Lentini e
gli altri centri della provincia di Siracusa la notte di S. Lucia
c' é stato il terremoto, ad Augusta c' é stato un
miracolo, anzi una serie di miracoli: la tenuta della rete di
distribuzione del metano, la resistenza delle strutture portanti
degli edifici, la «tenuta» della zona industriale:
le premesse per una catastrofe c'erano proprio tutte.
Questo strano terremoto non ha offerto lo spettacolo rituale delle
abitazioni ridotte a cumuli di macerie: anche se gli edifici non
sono crollati, tutta l'intera città, in realtà,
ha subito danni; la città, pur rimasta in piedi, è
stata profondamente ferita.
Solo ora, a circa due mesi e mezzo dalla notte di Santa Lucia,
ad Augusta si sono delineati in tutta la loro gravità i
disastrosi effetti del terremoto: i tanti edifici ingabbiati o
puntellati con faraoniche impalcature, le strade transennate,
la viabilità stravolta, gli interi stabili abbandonati,
le pareti totalmente mancanti perché cadute o parzialmente
sfondate, le facciate degli edifici lesionate, le finestre e le
architravi sostenute da file di mattoni o travi di legno sono
le tracce ben visibili della indimenticabile notte del 13 dicembre.
Se le strutture portanti degli edifici non avessero retto alle
due forti scosse telluriche i danni avrebbero avuto ben altra
consistenza: fortunatamente i danni si registrano solo agli edifici
ai quali bisognerà rifare i tamponamenti esterni e le pareti
interne, specialmente a quelle del quartiere Borgata dove centinaia
di appartamenti appaiono come devastati da una esplosione interna.
Ma ecco le cifre definitive del "terremoto censurato"
nella sola Augusta:
nessun morto, una quarantina di feriti lievi;
le ordinanze di sgombero in seguito a sopralluogo hanno lasciato
senzatetto quasi 1455 nuclei familiari;
complessivamente sono 4.735 persone le persone fuori di casa,
ma il grande patrimonio edilizio delle seconde case e la presenza
di un grande complesso alberghiero hanno permesso di dare un tetto
a tutti i senzacasa nell' arco di sole 24 ore.
Attualmente 1.300 persone sono alloggiate presso il villaggio
turistico estivo Valtur nella vicina frazione di Brucoli: qui
ricevono l' assistenza del Comune che consiste essenzialmente
nella fornitura di pasti caldi da parte di una ditta privata che
ha rimpiazzato le cucine dell' esercito; ma qui la gente, oltre
al freddo, lamenta il sovraffollamento, la promiscuità,
la mancanza di acqua calda per lavarsi; il disagio dei trasporti,
la lontananza dei mercati e la difficoltà di poter fare
il bucato; nei bungalow del villaggio "Acquasanta",
in C.da Monte Tauro, hanno trovato ricovero altre 172 persone;
nelle stanze degli alberghi Villa Marina e Villa dei Cesari sono
state sistemate rispettivamente 19 e 92 persone; gli altri senzatetto
sono stati sistemati nelle roulottes già assegnate e sistemate
nei vari camping nei dintorni di Augusta; drammatica, invece,
la situazione di tutti quei nuclei familiari che vivono isolati
nelle contrade di campagna;
tutti gli altri (la maggior parte) hanno trovato sistemazione
presso parenti e amici o nelle seconde case.
Dei dieci istituti scolastici cittadini ne sono rimasti funzionanti
solo quattro: i due plessi della scuola media Corbino sono totalmente
inagibili; anche la scuola elementare "Cappuccini" è
stata dichiarata totalmente inagibile; risultano gravemente danneggiati
pure gli Istituti Tecnici Industriale e Commerciale: le lezioni
sono state riprese parzialmente con forti ritardi ed in situazioni
abbastanza precarie:
gli alunni dell'Istituto Tecnico Industriale (complessivamente
cinquecento) stanno continuando l'attività didattica con
doppi turni presso i Licei classico e scientifico che il terremoto
ha risparmiato;
i seicento alunni del Commerciale sono stati sistemati nei conteiners;
chiuse anche le scuole materne ospitate nei garages degli stabili
lesionati dal sisma;
disagi e doppi turni anche per gli alunni delle scuole medie ed
elementari del quartiere Borgata.
Delle sei chiese parrocchiali due sono state già chiuse
(Chiesa Madre, S. Francesco di Paola) per gravi problemi di staticità:
(ci si augura che non crollino o non vengano demolite perchè,
in tal caso, Augusta perderebbe per sempre la parte più
bella del suo patrimonio edilizio artistico-storico);
hanno resistito le chiese parrocchiali di Santa Maria del Soccorso,
Sacro Cuore e Sant'Andrea;
la chiesa di Santa Lucia, pur presentando qualche lieve lesione
a delle pareti, è agibile.
Quattro delle sei chiese non parrocchiali dichiarate inagibili
sono state chiuse ad ogni attività di culto: risultano
particolarmente gravi i danni subiti da quella delle Anime Sante
che è stata ingabbiata;
è stata puntellata con enormi travi in legno la chiesa
dell'Annunziata;
sono in corso i lavori per restaurare la Chiesa di S. Giuseppe
e di S. Sebastiano (quest'ultima era già stata chiusa prima
del terremoto); si è ulteriormente aggravata la già
precaria situazione di staticità della chiesa di S. Domenico;
restano aperte provvisoriamente la chiesa della Madonna delle
Grazie e quella del Carmine;
nella vicina frazione di Brucoli nella Chiesa di S. Nicola è
parzialmente crollato il soffitto.
La circolazione dei mezzi pubblici urbani ed extraurbani nel centro
storico è stata prima sospesa e poi consentita con automezzi
più piccoli; anche la circolazione delle auto private nel
centro storico va a rilento per la viabilità rivoluzionata
e per gli ostacoli costituiti dalle transenne; ormai la gente
si è abituata alle inevitabili code per entrare in città.
Ancora qua e là si notano vistosi cumuli di macerie, mentre
sono già ripresi i lavori di ripristino di alcuni stabili.
Questa la situazione fino al presente.
Oggi il centro storico di Augusta, pur con puntellamenti e transenne
ha ripreso a vivere, ma la Città, subito dopo il terremoto
nell' arco di poche ore era cambiata d' aspetto ed appariva profondamente
provata:
le attività normali (delle scuole e degli uffici pubblici)
erano pressochè paralizzate, i negozi funzionavano, ma
gli esercenti non realizzavano affari, pur essendo in pieno clima
natalizio;
il numero dei giovani e dei ragazzi che fino alla sera del 12
dicembre avevano passeggiato spensierati e tranquilli nella centrale
via Principe Umberto o che si divertivano a sparare anticipatamente
i botti di fine anno nelle due settimane dopo il terremoto si
era sensibilmente ridotto e solo dopo il Natale è andato
via via crescendo;
sul volto di tanta gente, per diverse settimane, si poteva ancora
leggere la paura di quell' interminabile minuto: nei giorni successivi
al terremoto ho visto bambini sotto shoc che piangevano ad ogni
rumore; gente che sobbalzava ad ogni vibrazione.
Nella chiesa di S. Lucia, nel quartiere Borgata, per molti giorni,
c'è stata una processione di gente con ancora dipinta
sul volto la paura di quella drammatica notte.
Il 23 dicembre la comunità parrocchiale S. Lucia, nonostante
le avverse condizioni atmosferiche, ha voluto concludere ugualmente
i "festeggiamenti" in onore della Santa Patrona con
una silenziosa processione per il quartiere disastrato.
Ma se oggi il centro storico (transenne a parte) ha ripreso a
vivere nel quartiere "Borgata" la vita è cambiata:
numerosi edifici a cinque piani sono disabitati o semideserti
perchè parzialmente o totalmente inagibili;
strade che di sera prima si presentavano illuminate e piene di
vita oggi sono deserte e al buio.
Ma il terremoto ha provocato anche un altro fenomeno:
moltissime persone, per la paura provata, hanno ormai definitivamente
abbandonato le case del centro storico e si sono trasferite nelle
case di campagna ritenute più sicure.
Mentre la ricostruzione resta solo un progetto, invece, già
si intravedono all'orizzonte i classici ritardi, le promesse dei
politici in vista delle prossime elezioni e le inevitabili manovre
speculative nella ricostruzione.
In città, intanto, la tensione cresce di giorno in giorno
e già comincia a serpeggiare il malcontento per i tanti
disagi legati al dopo-terremoto: ne è prova la dimostrazione
popolare del 21.12.1990 che in molti considerano solo una piccola
prova generale di quanto accadrà in seguito.
La gente ha protestato per il mancato arrivo dei soccorsi, per
il silenzio orchestrato dalla stampa e dai mezzi di informazione
sul dramma di Augusta, per la paura di esser dimenticati, ma soprattutto
per l' incredibile atteggiamento del Governo centrale che ha ritenuto
"prudentemente" di non dover proclamare lo "stato
di calamità naturale" per la zona disastrata: quella
stessa zona già dichiarata "ad elevato rischio di
crisi ambientale", ma dalla quale lo Stato attinge ogni anno
oltre ventimila miliardi di lire: vale a dire quella ricchezza
prodotta dal Porto di Augusta e dalla zona industriale a cui la
Città nel bene e nel male è, ormai, legata.
Ma la gente di Augusta è fortemente preoccupata di altri
silenzi uniti ad una menzogna propinata accortamente a tutti gli
organi di informazione: il silenzio sulla vera entità dei
danni alla zona industriale e sulla situazione della vicina base
NATO di Cava del Sorciaro sotto Melilli e l' aver mentito sulla
intensità e sulla localizzazione del vero epicentro del
sisma.
Alle precise domande del sindaco di Augusta Carmelo Tringali e
dell'assessore prov. all'Ecologia Dr. Giovanni Solano il prof.
Boschi direttore dell'Istituto italiano di Geofisica e Presidente
della Commissione grandi rischi del Ministero della protezione
civile ha replicato pubblicamente durante una trasmissione televisiva
che l'epicentro del movimento tellurico non era stato localizzato
nel golfo di Noto, come era stato detto in un primo tempo, ma
ad appena pochi chilometri da Augusta. Questo spiegherebbe gli
ingenti danni di Augusta, Carlentini e Melilli.
Il fatto che Carlentini abbia avuto numerose vittime ha catalizzato
l'attenzione degli organi di stampa e di informazione che vi si
sono riversati con inviati speciali e troupes televisive che non
hanno, però, saputo (potuto o voluto) dare il quadro esatto
delle dimensioni del disastro.
Quel drammatico ed interminabile minuto della notte del 13 dicembre
1990 sarà un minuto che ad Augusta non sarà facile
dimenticare soprattutto per coloro che da quel momento sono andati
ad aggiungersi alla già lunga schiera dei senzatetto del
Belice e dell'Irpinia.
Mentre i primi containers sono già arrivati e sono in corso
di realizzazione le aree destinate a contenerli, la notizia del
terremoto già sommersa dalle vicende della guerra del Golfo
"non fa più notizia".
Ma l'insensibilità delle autorità competenti di
fronte ai tanti rischi di questo territorio non ha limiti: infatti,
dopo aver saputo per bocca del Prof. Boschi e dello stesso ministro
Lattanzio "che subito dopo la prima scossa a Roma avevano
temuto il peggio proprio per la presenza della zona industriale"
il governo della Regione Siciliana, nei giorni successivi al terremoto,
ha finanziato un progetto per altri tre insediamenti nella zona
industriale (!!!) quasi ad aggiungere altro esplosivo su una polveriera
che, per miracolo, la notte di S. Lucia non è esplosa.
Se dopo questa tremenda lezione, non dovesse cambiare nulla in
questa zona a rischio, l'appuntamento con la catastrofe é
stato solo rinviato.
Augusta, 22 febbraio 1991
Sac. Prisutto Palmiro